Unità Pastorale UP5
Parrocchie di Sovizzo Colle, Sovizzo al Piano, Montemezzo, Valdimolino, Tavernelle


Unità Pastorale UP5
Parrocchie di Sovizzo Colle, Sovizzo al Piano, Montemezzo, Valdimolino, Tavernelle

 

Sito aggiornato il 08.11.2024 ---- Ultimi aggiornamenti: Avvisi del 10.11.2024


S. Rita da Cascia
22 maggio 2024

Santa Rita ha tramandato il suo messaggio senza mai scrivere niente, ma usando l’esempio concreto del vivere quotidiano.

Le testimonianze dei miracoli accaduti per sua intercessione sono talmente numerose, che è stata proclamata dal popolo di fedeli “santa dei casi impossibili”, in quanto, così come Rita ci ha insegnato, se ci si affida a Dio, tutto può accadere. Questa piccola, grande donna ha lasciato tracce di numerose opere miracolose sia in vita, che dopo la morte. Guarigioni che sembrano inspiegabili. Migliaia, sono le testimonianze di grazie ricevute che ogni anno arrivano in monastero.

Donna del dialogo e della riconciliazione, Santa Rita si rivolge a tutti: ai cristiani nel mondo, ma anche alle persone che hanno un credo religioso diverso da quello cristiano.

La strada che Santa Rita ti suggerisce è fatta di umiltà, sacrificio, ascolto dell’altro e ricerca del dialogo. Non è semplice, ma è l’unica strada che ci avvicina a Dio e rende tutto realizzabile.

Il suo esempio di semplicità e fede in Dio arriva a te, oggi, sopra il tempo e lo spazio, per ricordarti che la pace si raggiunge solo costruendola sul dialogo.

 

Rita figlia

E' la piccola borgata di Roccaporena (Cascia), in Umbria, a dare i natali, molto probabilmente nel 1371, a Margherita Lotti, chiamata col diminutivo “Rita”. I genitori, modesti contadini e pacieri, provvedono a farle avere una buona educazione scolastica e religiosa nella vicina Cascia, dove l’istruzione è curata dai frati agostiniani. Matura in tale contesto la devozione verso Sant’Agostino, San Giovanni Battista e Nicola da Tolentino, che Rita sceglie come suoi santi protettori.

 

Rita moglie e madre

Intorno al 1385 sposa Paolo di Ferdinando di Mancino. Contese e rivalità politiche sono i tratti che contraddistinguono la società di allora; anche il marito di Rita ne è coinvolto. Ma la giovane sposa, con la preghiera, la sua pacatezza e con quella capacità di pacificare appresa dai genitori, lo aiuta pian piano a vivere una condotta più autenticamente cristiana. Con l’amore, la comprensione e la pazienza, quella di Rita e Paolo diviene così un’unione feconda, allietata dall’arrivo di due figli maschi: Giangiacomo e Paolo Maria. Al sereno focolare domestico si contrappone però la spirale d’odio delle fazioni dell’epoca. Lo sposo di Rita vi si trova coinvolto anche per i vincoli di parentela, e viene assassinato. Per evitare di indurre i figli alla vendetta, nasconde loro la camicia insanguinata del padre. In cuor suo Rita perdona chi ha ucciso il marito, ma la famiglia di Mancino non si rassegna, fa pressioni; ne scaturiscono rancori ed ostilità. Rita non smette di pregare perché non si sparga altro sangue e fa della preghiera la sua arma e consolazione. Eppure le tribolazioni non vengono meno. Una malattia provoca la morte di Giangiacomo e Paolo Maria: l’unico conforto è pensare le loro anime salve, non più nel pericolo della dannazione nel clima di ritorsioni suscitato dall’assassinio del coniuge.

 

Monaca agostiniana

Rimasta sola, Rita comincia una vita di più intensa preghiera, per i suoi cari defunti, ma anche per i “di Mancino”, perché perdonino e trovino la pace. All’età di 36 anni chiede di essere accolta tra le monache agostiniane del Monastero Santa Maria Maddalena di Cascia, ma la sua richiesta viene respinta: le religiose, forse, temono con l’ingresso di Rita - vedova di un uomo assassinato - di mettere a repentaglio la sicurezza della loro comunità. Le preghiere di Rita e le intercessioni dei suoi santi protettori portano invece alla pacificazione tra le famiglie coinvolte nell’uccisione di Paolo di Mancino e dopo tanti ostacoli avviene l’ingresso in monastero. Si racconta che, durante il noviziato, la badessa, per provare l’umiltà di Rita, le abbia chiesto di innaffiare un arido legno e che la sua obbedienza sia stata premiata da Dio con una vite tutt’ora rigogliosa. Negli anni Rita si distingue come religiosa umile, zelante nella preghiera e nei lavori affidatile, capace di frequenti digiuni e penitenze. Le sue virtù divengono note anche fuori dalle mura del monastero, pure a motivo delle opere di carità cui Rita si dedica insieme alle consorelle, che alla vita di preghiera affiancano le visite agli anziani, la cura degli ammalati, l’assistenza ai poveri.

 

La santa delle rose

Sempre più immersa nella contemplazione di Cristo, Rita chiede di poter partecipare alla sua Passione e nel 1432, assorta in preghiera, si ritrova sulla fronte la ferita di una spina della corona del Crocifisso che persiste fino alla morte, per 15 anni. Indagini mediche recenti hanno accertato la presenza di una piaga ossea (osteomielite) sulla fronte, a riprova dell’esistenza della stigmata. Nell’inverno che precede la sua morte Rita, malata e costretta a letto, chiede a una cugina, venuta in visita da Roccaporena, di portarle due fichi e una rosa dall’orto della casa paterna. É il mese di gennaio, la donna l’asseconda, pensandola nel delirio della malattia. Rientrata, trova, stupefatta, la rosa e i fichi e li porta a Cascia. Per Rita sono segno della bontà di Dio che ha accolto in cielo i suoi due figli e il marito. Rita spira nella notte tra il 21 e il 22 maggio dell’anno 1447. In questo momento, la tradizione vuole che le campane del Monastero, mosse da mani invisibili, si siano messe a suonare, richiamando la cittadinanza che, come per ispirazione celeste, si è recata in Monastero per venerare la suora Santa.

Per il grande culto fiorito immediatamente dopo, il suo corpo non è mai stato sepolto. Oggi lo custodisce un’urna in vetro. Rita ha saputo fiorire nonostante le spine che la vita le ha riservato, donando il buon profumo di Cristo e sciogliendo il gelido inverno di tanti cuori. Per tale ragione, e a ricordo del prodigio di Roccaporena, il simbolo ritiano per eccellenza è la rosa.

 

I primi miracoli

Nel 1457, per iniziativa delle autorità comunali, i primi miracoli di Santa Rita cominciano ad essere riportati nel Codex miraculorum (il Codice dei miracoli). Fra questi, troviamo quello cosiddetto maxime, ovvero il più straordinario: il miracolo di un cieco che riebbe la vista.

Il corpo di Rita non è mai stato sepolto, proprio per il forte culto nato immediatamente dopo la sua morte. Da subito, infatti, grazie alle sue virtù, cominciano ad arrivare gli ex voto portati dai devoti. Vedendo tanta venerazione, le monache, decidono di riporre il santo corpo in una cassa. È a questo punto che Mastro Cecco Barbari s’incarica di far costruire la prima bara detta “cassa umile”.

Mastro Cecco, nel vedere il corpo di Rita, immediatamente guarisce. Questa testimonianza ha un grande rilievo storico perché ci fa capire con chiarezza che la Beata, appena morta, viene portata nella chiesa senza cassa, sicuramente avvolta in un lenzuolo, per essere poi sepolta nel loculo delle monache. Ma la gente accorre continuamente per venerarla, impedendo così che le sue consorelle procedano al rito della sepoltura. Il corpo, quindi, resta così per qualche tempo e, intanto, si diffonde la voce che Rita compia dei miracoli.

Sempre nel 1457, a causa di un incendio divampato nell’oratorio, la cassa e il corpo rimasti intatti, vengono messi nel sarcofago, conosciuto come “cassa solenne”. Probabilmente, anche questa cassa viene fatta dallo stesso Cecco Barbari come ex voto oppure su commissione della sua famiglia, devotissima alla Beata. 

Questa cassa solenne, fatta a soli dieci anni di distanza dal trapasso di Rita, mostra la sua fama di santità già diffusa. Sopra, viene inserito un epitaffio commemorativo. Il corpo di Santa Rita viene poi spostato ulteriormente, fino a giungere nella bellissima cappella dentro la Basilica a lei intitolata. Oggi, la cassa umile si trova custodita all’interno della cassa solenne, nella cella di Santa Rita, visibile durante le visite al Monastero.

Beatificata da Urbano VIII nel 1627, venne canonizzata il 24 maggio 1900 da Leone XIII. 

 

 

Preghiera per i casi impossibili e disperati

O cara Santa Rita,
nostra Patrona anche nei casi impossibili e Avvocata nei casi disperati,
fate che Dio mi liberi dalla mia presente afflizione.......,
e allontani l'ansietà, che preme così forte sopra il mio cuore.

Per l'angoscia, che voi sperimentaste in tante simili occasioni,
abbiate compassione della mia persona a voi devota,
che confidentemente domanda il vostro intervento
presso il Divin Cuore del nostro Gesù Crocifisso.

O cara Santa Rita,
guidate le mie intenzioni
in queste mie umili preghiere e ferventi desideri.

Emendando la mia passata vita peccatrice
e ottenendo il perdono di tutti i miei peccati,
ho la dolce speranza di godere un giorno
Dio in paradiso insieme con voi per tutta l'eternità.
Così sia.

Santa Rita, Patrona dei casi disperati, pregate per noi.

Santa Rita, Avvocata dei casi impossibili, intercedete per noi.

 

3 Pater, Ave e Gloria.

 

 

Preghiera per la pace in famiglia

O Dio, autore della pace e custode amoroso della carità, guarda benevolo e misericordioso la nostra famiglia.

Vedi, o Signore, come è spesso in discordia e come la pace si allontana da essa.

Abbi pietà di noi. Fa' che ritorni la pace, perché tu solo ce la puoi concedere.

O Gesù, Re di pace, ascoltaci per i meriti di Maria Santissima, regina della pace, e anche per i meriti della tua serva fedele, Santa Rita che arricchisti di tanta carità e dolcezza da essere angelo di pace ovunque vedesse discordia.

E tu, cara Santa, prega per ottenerci questa grazia dal Signore sulla nostra famiglia e su tutte le famiglie in difficoltà. Amen.

 

 

Preghiera della mamma in attesa

Alla tua nascita, o Santa Rita, avesti il nome simbolico di una gemma e di un fiore.

Guarda con amorevolezza me che sto per divenire mamma. Anche tu divenisti mamma di due figli, che amasti ed educasti come soltanto una santa mamma può fare.

Prega perché il Signore mi conceda la grazia del bimbo, che con mio marito attendiamo come dono del cielo.

Fin d'ora lo offriamo al Sacro Cuore di Gesù e di Maria e l'affidiamo anche alla tua protezione.

Si compia nella gioia il miracolo di una vita nuova e benedetta da Dio.

 

 

Per te che sei donna

Come donna, Santa Rita è esempio di libertà. Essere libere significa essere se stesse, difendere la propria dignità e quella di chi è più debole. Essere libera implica una ricerca dell’interiorità, perché le cose materiali possono facilmente sedurre il cuore e renderlo schiavo. Essere libera vuole dire donarsi agli altri, perché solo chi perde la sua vita per amore la trova veramente.

 

Santa Rita, modello di donna cristiana,
eccomi ai tuoi piedi per aprirti il mio cuore,
bisognoso dell’aiuto di Dio e della tua protezione.

Prenditi cura di me, santifica il mio lavoro,
benedici ogni mia impresa, perché tutto torni a gloria di Dio.

Santa Rita, esempio di libertà in Cristo,
Fa’ che io trovi me stessa,
donandomi agli altri.
Aiutami a difendere la mia dignità
e quella dei più indifesi.

Amen

 

 

Per te che sei genitore

Come madre, Santa Rita è esempio di apertura. Essere aperto significa mantenere la coerenza con se stessi, per educare dando prima di tutto il proprio esempio. Essere aperto vuole dire dare fiducia ai propri figli, evitando di cadere in paure egoistiche. Essere aperto implica aprirsi a Dio, per costruire la propria famiglia sulla roccia.

 

Santa Rita, moglie e madre, 
che con passione hai impartito 
un’educazione veramente 
cristiana ai tuoi figli, 
al fine di preservarli dal male, 
Fa’ che Dio ci conceda lume e forza 
e quello stesso amore che ti ha guidato
per compiere i nostri doveri di genitori.

Amen

 

 

Per te che sei figlio

Come figlia, Santa Rita è esempio di generosità. Essere generoso rappresenta il primo passo per superare la logica dell’odio e della violenza. Essere generoso significa coltivare la fiducia nel futuro, perché Dio ci ama e non ci lascia soli. Essere generoso implica umiltà, perché solo chi è umile può costruire grandi cose.

 

O’ mia gloriosa protettrice Santa Rita,
tu, che sei stata madre,
volgi il tuo sguardo benevolo su di me.
A te affido i miei figli, 
questi figli che tanto amo.

Insegnami a guidarli con mano sicura, 
come tu hai guidato i tuoi,
per la via che conduce a Dio.
Concedimi di agire con tenerezza, 
ma senza debolezza, con forza, 
ma senza durezza.

Forma il mio cuore ad immagine del tuo;
fa’ che tutti i bambini vedano negli adulti
il riflesso delle tue virtù,
affinché, dopo aver imparato da noi 
ad amare il Signore
e a servirlo in questa terra,
giungano un giorno a lodarlo 
e a benedirlo nel cielo.

Per questo traguardo,
invoco su di essi la tua protezione.

Amen

 

 

Per te che soffri

Come stigmatizzata, Santa Rita è esempio di forza. Essere forte vuole dire avvicinarsi a Dio crocifisso, portare la propria croce insieme a Gesù, perché solo nella sofferenza si trova la via che porta alla salvezza. Essere forte significa avere compassione, per soffrire con chi soffre e soccorrere ogni dolore.

 

O’ gloriosa Santa Rita, che hai partecipato
alla passione di nostro Signore Gesù Cristo 
in modo prodigioso, fa’ che io possa accettare
con amore le pene di questa vita e proteggimi
nelle mie azioni di ogni giorno.

Intercedi per me davanti a Dio perché la mia vita sia
come la rosa raccolta nel giardino di Roccaporena,
sia una vita sostenuta dall’amore appassionato 
per Gesù, un’esistenza capace di rispondere alla
sofferenza e alle spine con il dono totale 
di me, per diffondere ovunque 
il buon profumo di Cristo.

Amen.

 

 

Per te che sei sposato

Come sposa, Santa Rita è esempio di fedeltà. Essere fedele nel matrimonio richiede la capacità di perdonare, perché chi ha sbagliato può essere aiutato solo se non viene condannato.

 

O’ gloriosa Santa Rita, 
Ottienici dal Signore la forza necessaria 
per mantenerci fedeli a Dio e verso di noi.

Prenditi cura delle nostre persone, 
benedici il nostro cammino, 
perché tutto torni a gloria di Dio 
e a nostro comune vantaggio.

Nulla mai turbi la nostra concordia. 
Sia prospera la nostra casa, o
Santa Rita; l’assistano gli angeli della
pace, l’abbandoni ogni maligna discordia, 
vi regni sovrana la carità,
e non venga mai meno quell’amore 
che unisce due cuori, che lega
due anime redente dal Sangue purissimo di Gesù.

Amen

 

 

Per te che sei consacrato

Come consacrata, Santa Rita è esempio di comunione. Essere in comunione significa vivere nella gioia di donare tutto a chi vale più del centuplo, Gesù Signore. Essere in comunione vuole dire tendere a Cristo, abbattendo le divisioni. Essere in comunione comporta il raggiungimento della pace universale, per essere tutti, sempre e comunque, fratelli e sorelle, figli e figlie di Dio.

 

O’ Santa Rita, tu che fin dai primi giorni 
del tuo prodigioso ingresso nel monastero 
formasti l’esempio e lo specchio delle claustrali,

tu che accrescesti il fervore così da raggiungere 
l’eroismo delle virtù, fa’ che anch’io non venga mai meno 
all’esatta osservanza del vangelo, delle regole, dei voti 
e delle pratiche del mio istituto.

Così potrò rassomigliare da vicino a te, 
che tanto bene imitasti nostro Signore Gesù Cristo.

Amen

 

 

(riflessione e preghiere tratta da www.lachiesa.it, www.santiebeati.it, www.santaritadacascia.org)

 

 

Abbiamo 235 ospiti e nessun utente online