Unità Pastorale UP5
Parrocchie di Sovizzo Colle, Sovizzo al Piano, Montemezzo, Valdimolino, Tavernelle


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Sito aggiornato il 08.11.2024 ---- Ultimi aggiornamenti: Avvisi del 10.11.2024


Presentazione del Signore - La Candelora
2 febbraio 2024

"I miei occhi hanno visto la tua salvezza."

Il vecchio Simeone, certo della promessa ricevuta, riconosce Gesù e la salvezza di cui il Cristo è portatore e accetta il compiersi della sua esistenza.
Anche Anna, questa profetessa ormai avanti negli anni, che aveva però passato quasi tutta la sua vita in preghiera e penitenza riconosce Gesù e sa parlare di lui a quanti lo attendono. Anna e Simeone, a differenza di molti altri, capiscono che quel bimbo è il Messia perché i loro occhi sono puri, la loro fede è semplice e perché, vivendo nella preghiera e nell’adesione alla volontà del Padre, hanno conquistato la capacità di riconoscere la ricchezza dei tempi nuovi.

Prima ancora di Simeone e Anna è la fede di Maria che permette all’amore di Dio per noi di tramutarsi nel dono offertoci in Cristo Gesù.
Giovanni Paolo II nella “Redemptoris Mater” ci ricorda che “quello di Simeone appare come un secondo annuncio a Maria, poiché le indica la concreta dimensione storica nella quale il Figlio compirà la sua missione, cioè nell’incomprensione e nel dolore” (n. 16).

 

✠ Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2,22-40)

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

 

(riflessione tratta da www.lachiesa.it)

 

La festa religiosa della Candelora

Questa festa fa parte del ciclo liturgico epifanico. La sua prima commemorazione liturgica è ricordata nel IV secolo con il nome generico di Quadragesima de Epiphania. Nel secolo V, per sottolineare le parole del Cantico di Simeone «Lumen ad revelationem gentium», si usarono anche i lumi per rendere più espressiva la festa.

Come si legge nel Vangelo, Maria e Giuseppe, in ottemperanza a quanto prescritto dalla legge giudaica, portarono il piccolo Gesù presso il tempio di Gerusalemme quaranta giorni dopo la sua nascita. Siccome ogni primogenito del popolo ebraico era considerato offerto a Dio, era necessario che i genitori lo riscattassero attraverso un'offerta. Fu in quel momento che San Simeone il Vecchio riconobbe il bambino come il messia e affermò che sarebbe stato "luce per illuminare le genti". Da qui la liturgia della Chiesa cattolica, che prevede la benedizione delle candele, simbolo appunto di colui che illumina gli esseri umani. Contestualmente alla cerimonia di riscatto del primogenito, era prevista anche quella di purificazione della madre, considerata impura. Per questo motivo, fino alla riforma introdotta dal Concilio Vaticano II, la Candelora era chiamata la festa della Purificazione della Beata Vergine Maria («De purificatione Mariae»). Con tale titolo è stata conservata nel Messale Romano dalla riforma di Pio V.

Nel 1960, in pieno accordo con la tradizione delle Chiese orientali, il Codice delle rubriche stabilì che questa celebrazione dovesse essere considerata festa del Signore: viene quindi riaffermato con forza il carattere cristologico di questa festa. Con la riforma del Concilio Vaticano II anche il titolo della festa («Purificazione della B. Vergine Maria») è stato mutato in quello di «Presentazione del Signore» per rendere più evidente che si tratta di una festa del Signore.

 

Il significato religioso

Nella festa della Presentazione del Signore «i fedeli vanno incontro al Signore portando lumi accesi e acclamando a Lui, unitamente a Simeone, che per primo riconobbe nel Cristo la "Luce che illumina le genti"»; la luminosa epifania del nuovo e vero tempio li sollecita così a «camminare in ogni circostanza della vita come figli della luce, per essere segno della luce di Cristo per tutti gli uomini ed essi stessi fiaccole ardenti di opere di santità» (CE 241). La processione con la quale si dà inizio alla celebrazione esprime visibilmente l'idea della sequela del Cristo-luce e, grazie alle candele accese, diviene insieme il simbolo concreto dell'impegno di ciascuno a farsi riflesso vivente di quella luce presso tutti gli uomini.

 

La tradizione pagana e la fine dell'inverno

Alcuni studiosi sostengono che la commemorazione cristiana sia stata sovrapposta a precedenti riti precristiani. Caratteristica comune a queste tradizioni era l'accento dato alla luce e al fatto che l'avvicinarsi della primavera corrispondeva a un aumento della luminosità, sia per il progressivo miglioramento delle condizioni meteorologiche, sia per l'allungarsi delle giornate. Va da sé che la fine dell'inverno significava, metaforicamente, l'inizio di un nuovo ciclo vitale, ad esempio per i raccolti. Derivano da qui numerosi detti popolari, che collegano il meteo del giorno di Candelora al futuro andamento climatico, in particolare a quanto durerà ancora il freddo invernale. Infatti, il detto più famoso recita così: "Se c'è sole a Candelora / dell'inverno semo fòra / ma se piove o tira vento / de l'inverno semo dentro".

 

 

(note tratte dal materiale CEI del corso di Musica Liturgica on-line a dal sito quitodiano.net)

 

 

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