San Martino di Tours
11 novembre 2024
L'11 novembre, in molti paesi italiani, si celebra la Festa di San Martino, o Estate di san Martino. È un'importante ricorrenza che unisce la liturgia cristiana alla tradizione contadina legata all'apertura delle botti di vino novello e ai piaceri della buona tavola. La Festa di San Martino dell'11 novembre è una ricorrenza molto sentita in tanti paesi e cittadine d'Italia, tanto che perfino Giosuè Carducci si ispirò a questa data - che in molte zone era un giorno non lavorativo - per comporre una delle sue poesie più celebri, San Martino appunto.
Chi era San Martino?
Martino di Tours fu un vescovo cristiano che visse nel IV secolo d.C. Nato in Pannonia, una regione dell'Impero Romano che ora corrisponde in parte alla moderna Ungheria, Martino era figlio di un veterano di guerra che lo spinse ad arruolarsi come soldato scelto una volta raggiunta l'età giusta.
Come membro dell'esercito Romano, Martino venne spedito in Gallia e lì avvenne il fatto che gli cambiò l'esistenza. Secondo la tradizione infatti, durante una ronda a cavallo, Martino notò un mendicante male in arnese che tremava per il freddo. Mosso a pietà, Martino tagliò il suo bel mantello (la cappa militare) a metà e lo condivise con il pover'uomo. Quella stessa notte gli comparve in sogno Gesù Cristo.
Dopo questo episodio Martino, che non era battezzato, intraprese il cammino della Fede e divenne un cristiano a tutti gli effetti. Dopo vent'anni passati a servire l'Impero, Martino decise infine di lasciare l'esercito e dedicarsi alla vita monastica. Come fervente servo di Dio, Martino viaggiò in lungo e in largo per convertire i pagani e alimentare il culto cattolico, soprattutto nelle campagne, per le quali il futuro santo ebbe sempre un occhio di riguardo. La sua propensione ai viaggi lo rese il santo patrono dei pellegrini!
Martino divenne vescovo di Tours nel 371 d.C, anche se qualcuno storceva il naso per le sue origini plebee. Come vescovo, Martino fece costruire monasteri, curò le anime dei suoi fedeli e, secondo la tradizione cristiana, compì diversi miracoli che gli valsero la santificazione. San Martino morì l'8 novembre 397 d.C, ma il funerale fu celebrato tre giorni dopo e infatti la sua festa cade proprio l'11 novembre.
Perché si dice l’estate di San Martino?
L’estate di San Martino si verifica nelle prime due settimane di novembre, periodo in cui gli anticicloni e la temperatura ancora tiepida del pianeta consentono al sole di splendere e farci godere del bel tempo prima dell’arrivo dell’inverno. Negli ultimi anni i cambiamenti climatici hanno sovvertito un po’ le regole, trasformando novembre in un mese alquanto piovoso, anche se nel 2020 ci ha concesso la magra consolazione di giornate soleggiate e temperature massime intorno ai 20°.
Tradizioni
L'11 novembre i bambini delle Fiandre, Austria, Germania, Alto Adige partecipano a una processione di lanterne, ricordando la fiaccolata in barca che accompagnò il corpo del santo a Tours. Spesso un uomo vestito come Martino cavalca in testa alla processione. I bambini cantano canzoni sul santo e sulle loro lanterne. In Italia il culto del Santo dà luogo ad alcune tradizionali feste popolari.
Nel veneziano e in quasi tutto il Veneto l'11 novembre è usanza preparare il dolce di San Martino, un biscotto di pasta frolla con la forma del Santo con la spada a cavallo, decorato con glassa di albume e zucchero ricoperta di confetti e caramelle; è usanza inoltre che i bambini della città lagunare intonino un canto d'augurio casa per casa e negozio per negozio, suonando padelle e strumenti di fortuna, in cambio di qualche monetina o qualche dolcetto.
Il Vino - Si festeggiava anche la fine della vendemmia e s’inizia a bere vino novello, come testimoniato da questi proverbi: “A San Martin casca le foie e se spina el buon vin”, “A San Martin, castagne e vin“ e “Da San Martin el mosto diventa vin” ("A San Martino ogni mosto diventa vino"). Era un'occasione di ritrovo e festeggiamenti nei quali si brinda, appunto, stappando il vino appena maturato e accompagnato da castagne.
Patrono degli osti - La leggenda dice che trasformò l’acqua in vino.
Oca - Si narra che Martino non volesse diventare Vescovo e si nascose in una stalla piena di oche, ma il rumore degli animali rivelò il suo nascondiglio. Per questo il suo nome è legato alla tradizione dell'oca in tavola.
Fine dei contratti in agricoltura - Nelle aree agricole, fino a non molti anni fa tutti i contratti (di lavoro ma anche di affitto, mezzadria, ecc.) avevano inizio (e fine) l'11 novembre, data scelta in quanto i lavori nei campi erano già terminati senza però che fosse già arrivato l'inverno. Per questo, scaduti i contratti, chi aveva una casa in uso la doveva lasciare libera proprio l'11 novembre e non era inusuale, in quei giorni, imbattersi in carri strapieni di ogni masserizia che si spostavano da un podere all'altro, facendo "San Martino", nome popolare, proprio per questo motivo, del trasloco. Ancora oggi si dice: "fare San Martino".
Patrimonio eno-gastronomico
Il 12 novembre è il giorno d’inizio del digiuno prima del Natale, e per questo l’11 novembre nei nostri territori si festeggiava una specie di capodanno contadino, con grandi abbuffate. L’animale tipico che dominava questa festa era l’oca. L’allevamento delle oche era molto diffuso in tutto il Veneto, e questo animale era molto importante perché ricco di grasso. Da qui il proverbio veneto “Chi no magna oca a San Martin, no’l fa el becco de un quatrin”.
Non va dimenticato il detto: “Oca, castagne e vino, tieni tutto per San Martino“. Questo spiega che la ricorrenza di San Martino era una specie di capodanno contadino nel corso del quale si festeggiava. Per la nostra tradizione contadina, più semplicemente, l’oca era considerata il maiale dei poveri.
Nell'area veneziana, l’immagine di San Martino a cavallo finisce ogni anno in pasticceria. In uno stampo si prepara la pasta frolla; il dolce viene poi abbellito con cioccolatini, perline colorate e altre leccornie.
Colletta
O Dio, che hai fatto risplendere la tua gloria
nella vita e nella morte del santo vescovo Martino,
rinnova nei nostri cuori le meraviglie della tua grazia,
perché né morte né vita ci possano separare dal tuo amore.